Diego Labonia e Simone Palma

Diego Labonia cresce nell’era analogica tra transistor, cavi e musicassette nutrendo un istinto digitale dal VIC20 in poi. Sin dal 1993 lavora come direttore tecnico luci in spettacoli teatrali, collaborando con registi come Strehler, Barberio Corsetti, Cecchi, Abbado, Timi, Punzo, Leo Bassi, Ricci/Forte, Arcuri, Tullio Giordana, e realtà come Accademia degli Artefatti, Tony Clifton Circus e Jocelyn Pook, Aphex Twin. Nel 2006 hanno inizio le sue prime esperienze come direttore artistico e tecnico di manifestazioni artistiche e performative incentrate sulla luce come linguaggio artistico. Parallelamente, nascono i suoi primi progetti tra cui “Buio”, installazione performativa, presentata al Borgo Festival. Fonda nel 2009 Luci Ombre, società che fornisce supporto tecnico e artistico a teatri e aziende distinguendosi per organizzazione di eventi culturali non convenzionali. Dal 2015 è fondatore e direttore artistico di RGB Light Experience, primo Festival di Light Art d’Italia.
Simone Palma, artista multimediale attivo in ambito teatrale e performativo, concentra la sua ricerca nella realizzazione di scenografie digitali e nell’attività di videomaking. Sin dagli anni 2000 si occupa di visualizzazione e animazione tridimensionale per diversi studi di architettura romani. Dallo studio per la materia e le superfici di proiezione ha inizio la produzione di installazioni artistiche incentrate sulla percezione visiva, presentate in varie occasioni tra cui Fotonica al MACRO, Pomezia Light Festival, RGB Light Fest. La realizzazione di scenografie digitali per il teatro e per i progetti sperimentali segnano l’inizio di collaborazioni con Alessandro Pintus, Gerardo Greco, Lanzi/Sodano e altri musicisti romani, Marco Tullio Giordana, Cardamomò, Mauro D’Alessandro. Le più recenti realizzazioni video vedono la collaborazione di Gianluigi Toccafondo, MP5 e Teho Teardo.

Project

ETHER’ò
Ether’ò è un’opera surreale e poetica, basata sulla proiezione di immagini su uno spettro d’acqua luminoso. Uno specchio magico dal quale emergono, come in un sogno, volti ed oggetti, ombre e fantasmi, ricordi distorti e premonizioni. Il pubblico diviene quindi protagonista di una drammaturgia collettiva, composta dalla percezione visiva di ogni singolo spettatore.