Videomapping for Kids – Mapping Gaming

VIDEOGAMES + MAPPING + MOTION CAPTURE + VJING FLxER + OPENFRAMEWORKS + KINECT

Mapping gaming è un’installazione interattiva di videomapping in cui il pubblico può giocare a un videogame.
Il videogioco interagisce con la superficie mappata, che può essere la facciata esterna di un palazzo o una parete interna.
Il primo gioco costruito comprende il flipper, la caccia alle bolle di sapone e la gara automobilistica. I giochi sono personalizzabili e se ne possono costruire sempre di nuovi. Il pubblico può giocare tramite smartphone, pad, o senza dispositivi interagendo tramite kinect.
L’ambiente è costruito su FLxER e OpenFrameworks. Grazie a FLxER si può giocare durante una video performance dal vivo, oppure su uno sfondo video o fotografico.

 

Cinematica Videodance Competition.

Una selezione dei migliori video di videodanza dalla competizione internazionale del festival Cinematica-immagine in movimento 2018. Un trascinante viaggio tra corporeità in movimento trasporta lo spettatore in un’affascinante esplorazione tra spazio, ritmo e habitat naturale e urbano.

Diego Gavioli

Diego Gavioli è regista e montatore freelance. Vive e lavora a Cento dove dal 2005 realizza principalmente videoclip musicali, spot pubblicitari e cortometraggi. La sua formazione inizia nelle aule del DAMS di Bologna a cui fa seguire un corso di editing video presso il centro di Cinematografia di Bologna e un corso di regia presso il CentroLab di Roma. Dividendosi tra il mondo della comunicazione, del teatro, della musica e delle arti visive, realizza lavori in cui i diversi registri interagiscono tra loro.

Cantina dimora Concioli

Edificio di quattro piani situato in via Mazzini, con portale seicentesco bugnato a punta di diamante; al primo piano finestre con riquadrature in pietra si alternano con quelle del piano superiore che presentano motivi a conchiglia aperta ed altri ornamenti. Restano visibili porzioni di entrate e finestre trecentesche in pietra levigata. Nel salone di rappresentanza al primo piano, tra il XVII e la metà del XIX secolo si tenevano numerose accademie letterarie nonché fastosi ricevimenti. Nel 1739 vi nacque il pittore Antonio Concioli, accademico di S. Luca e Cavaliere dell’Ordine di Malta, artista ricercato da famiglie reali e principesche. Il fabbricato passò in seguito ad Angelo Fidani e una porzione venne successivamente acquistata dalla Famiglia Tittoni.

Chiesa dei Re Magi

Costruzione in laterizi, a forma di torre, con pietre agli angoli, è l’unica parte rimasta della chiesa di San Pietro, soppressa intorno al 1840 per costruire il dormitorio per gli alunni del Seminario. La chiesa corrispondeva all’attuale cinema Capitol. Si tratta della Chiesa dei Re Magi, o Cappella dei Magi, così denominata perché ha sull’altare una tela con l’Adorazione dei Magi che reca la firma di Aurelio Lomi (1556 – 1622), fratello maggiore di Orazio Gentileschi, ma i pergolesi di una certa età sono abituati a chiamarla “Battistero”, perché fino ad alcuni decenni fa vi venivano amministrati i Battesimi.
La cappella venne eretta dal padre filippino Egidio Cervasi intorno al 1648. L’interno, buon esempio di architettura barocca costruita su modelli romani, presenta un solo altare in marmi pregiati ed è riccamente ornata da affreschi, stucchi e decorazioni eseguite da Tommaso Amantini di Urbania.

The Unexpected

Il nostro spazio vitale prende luogo nello spazio vuoto

e solo ad occhi chiusi sentiamo la concretezza del buio.

Ho intuito il mio essere contenitore,

ora aspetto la nuvola, e la pioggia.

Project

SOLIDLIGHT
SolidLight è un ambiente immersivo e partecipativo, una nube luminosa dove il pubblico viene avvolto a 360° dal suono e dalla luce.
All’interno dell’architettura evanescente, nell’aria prendono forma delle immagini che avvolgono i visitatori, cambiano alla loro presenza, reagiscono ai loro impulsi ottenendo così un ambiente dinamico in continua trasformazione.

Studio Aira

StudioAIRA! è movimento, percezione, tecnologia. E’ un luogo dove l’energia scorre veloce e le idee prendono forma. Realtà e immaginazione sono due facce dello stesso pensiero: i colori si trasformano in oggetti, le cose cambiano aspetto, le geometrie esplodono nello spazio e i solidi diventano fluidi. Le creazioni di StudioAIRA sono paesaggi multisensoriali che combinano video, grafica, luce, suono, architettura, interattività. La tradizione artistica dialoga con l’innovazione tecnologica creando così relazioni inedite tra gli stili dell’arte classica e il linguaggio digitale. StudioAIRA racconta diverse realtà con la stessa passione: attenzione ai dettagli, precisione del segno, composizione armonica dello spazio, purezza del suono.

Project

SCAR
L’essere umano vive le conseguenze del proprio operato interrogandosi sull’inadeguatezza del “naturale artificio” come costante conflitto tra opera e contaminazione. “SCAR” è l’espressione della causa/effetto, la linea di confine tra il giudizio e operato. Una striscia diagonale di mattonelle LED attraversa la chiesa, e le sequenze audio/video descrivono simbolicamente tre atti: 1 – Human beings, 2 – Furia etica, 3 – Opera.

Polisonum

Polisonum è un collettivo di ricerca artistica che utilizza il suono come metodo e dispositivo di indagine sulle trasformazioni dei paesaggi, dei territori e delle geografie fisiche e culturali del mondo contemporaneo. Polisonum opera all’interno di diverse tipologie di spazi ponendosi in ascolto dei suoni; una vera e propria pratica sensibile dello spazio pubblico che porta il collettivo – formato da figure diverse e per questo multidisciplinare – a configurarsi come un soggetto filtrante, mediante il quale viene incanalato e memorizzato il flusso sonoro dello spazio in cui avviene la ricerca. Nella fase successiva alla registrazione, il contenuto acquisito diviene la fonte primaria per la progettazione di installazioni sitespecific che sono al contempo opere e contenitori della componente sonora registrata e conservata al loro interno. Le installazioni agiscono nello spazio espositivo come opere aperte a più dimensioni contemplative, dove gli osservatori hanno la possibilità di trasformarsi in componente attiva. Ciò denota una prerogativa di questi lavori che non è né marginale né strettamente funzionale bensì è fondante della poetica e del senso che queste opere assumono nelle mani degli osservatori. Nel 2015 espone il suo primo lavoro installativo frutto di una ricerca sonora sull’urbano, in occasione di Badlands. Pratiche di rigenerazione urbana negli spazi di Factory Spazio Giovani di Roma Capitale. Si aggiudica il Premio Miglior Opera Inedita, assegnato durante The Others Art Fair, 2016 per il display progettuale Sound Detection 01. Nell’anno 2017 collabora con La Sapienza Università di Roma Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale al Progetto Green Network, destinato alla Biennale dello Spazio Pubblico. Partecipa come progetto indipendente a fiere d’arte contemporanea di carattere nazionale, come The Others Art Fair, ArtVerona e SetUp Contemporary Art Fair.

Project

DOPPELKONZERT
in collaborazione con MEP srl

Doppelkonzert è un lavoro site-specific articolato in due momenti: una performance e un’installazione sonora pensate e realizzate per due luoghi distinti.
La prima fase di realizzazione avviene a Modena, nell’officina di un fabbro nel Villaggio Artigiano durante Periferico festival. L’operazione coniuga la pratica artigianale della lavorazione del ferro alla ricerca sul fenomeno della risonanza dei materiali. All’interno dell’officina ha luogo una performance che da vita a uno spazio sonoro, in cui i materiali utilizzati per la costruzione dell’opera risuonano nello spazio industriale insieme a una composizione musicale realizzata registrando i suoni del processo di lavorazione.
La seconda fase del lavoro è ospitata a Pergola, all’interno della Chiesa di Santa Maria di Piazza. Qui l’opera subisce una trasformazione formale e funzionale. Il suono, alla base della ricerca artistica, porta con sé la narrazione della realizzazione dell’opera, e i corpi elastici cavi che la compongono diventano contenitori di memoria sonora dell’intero viaggio dell’opera, stabilendo una connessione tra il luogo di partenza e quello di arrivo.

Martina Zena

Martina Zena emiliana di nascita e milanese d’adozione, compie studi classici e si forma in Pittura e Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca spazia tra arti visive, illustrazione e animazione, e performative, sperimentando continuamente nuove forme di espressione con un approccio multidisciplinare. Fondamentale per la sua crescita professionale è stata la residenza di quindici mesi a Fabrica, centro di ricerca e della comunicazione del gruppo Benetton a Treviso, in team con professionisti e creativi internazionali.

Project

INTERPLAY
INTERPLAY è la terza fase di una ricerca intrapresa da Martina Zena a partire dal 2015.
Rispetto ai due progetti precedenti, INTERPLAY segna un ulteriore passo avanti nel percorso che riunisce musica, grafica e performance. In questa occasione, infatti, Martina Zena abbandona la dimensione “da tavolo” e narrativa per trovarne una ambientale, mediata dal corpo e dal gesto. Tutta la performance si basa sul concetto jazzistico dell’interplay, ovvero il ribaltamento dei ruoli, il momento in cui le gerarchie vengono messe da parte e ogni esecutore influenza l’altro.
Le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare tutto ciò che riguarda i sistemi musicali interattivi in tempo reale, hanno spostato l’attenzione sul ruolo del gesto come ponte tra il sistema visivo e quello sonoro.
Durante la performance, ogni gesto provoca un suono e da ogni suono si genera un segno. Il set prevede un insieme di strumenti digitali e analogici (strumenti odontoiatrici, componenti meccaniche, strumenti costruiti per l’occasione) e una grande piattaforma che reagisce, tramite sensori, ai gesti e ai movimenti necessari a lasciare un segno sulla carta. La trama musicale del progetto si avvale della sintesi sonora, del campionamento, ma anche di una costante interazione con l’ambiente fisico. Al termine della performance si rivela l’esito fisico del progetto, una grande stampa realizzata in monotipia. La stampa finale non sarà altro che la partitura musicale, gli appunti di questo dialogo a due tra il gesto/grafica e il musicista/suono.